Scoperte Archeologiche | Archeologiavocidalpassato
Maybe your like
- Iscriviti tramite RSS
- in Scoperte archeologiche, Vicino Oriente
- Lascia un commento



La quinta campagna di scavo (2025) dell’università di Catania a Tell Muhammad, un antico insediamento alla periferia meridionale di Baghdad (Iraq) lungo la valle del Tigri in posizione strategica tra le aree di influenza di Babilonia ed Eshnunna, ha permesso di far luce su nuovi aspetti della vita quotidiana in Mesopotamia nella prima metà del II millennio a.C. La missione, guidata dal prof. Nicola Laneri nell’ambito del progetto ArtourBagh, e a cui ha preso parte l’allievo di II anno Dario Ciacera Macauda, ha portato alla rivelazione di un articolato quartiere produttivo caratterizzato da edifici e spazi destinati ad attività artigianali. Di notevole interesse è il rinvenimento di una fucina dotata di forni di diverse dimensioni, e il ritrovamento di un crogiolo in terracotta, quasi intatto, contenente ancora residui di attività di fusione. Ulteriori informazioni sulla società mesopotamica all’epoca di Hammurabi provengono dalle numerose sepolture rinvenute al di sotto dei pavimenti degli edifici: alcuni individui in posizione fetale avvolti in stuoie, e persino una sepoltura monumentale legata a pratiche rituali. Questi contesti confermano quanto già noto grazie ai testi mesopotamici sul 𝑘𝑖𝑠𝑝𝑢𝑚, un rituale volto a preservare la memoria e il culto degli antenati. I dati raccolti consentono di approfondire la conoscenza delle fasi di occupazione del sito, e la ricostruzione delle relazioni topografiche di Tell Muhammad con i centri limitrofi, tra la fine del III e la prima metà del II millennio. Fine ultimo del progetto sarà la creazione di un parco archeologico volto alla salvaguardia del sito e alla valorizzazione del patrimonio storico e archeologico di Baghdad.

Il sito di Tell Muhammad alla periferia di Baghdad in Iraq dove opera la missione dell’università di Catania (foto unict)
“Il fascino dell’antico”, scrive Nicola Laneri nel post Vivere e morire nell’Antica Mesopotamia sull numero del 10 dicembre 2025 di UniCtMagazine, “è da sempre segnato dai resti funerari che gli archeologi fanno emergere dalla terra durante gli scavi archeologici. Quando questi sono diversi dalla nostra tradizione e dai nostri costumi, l’immaginario vaga ancor di più nella speranza di scoprire una nuova dimensione che permetta di ricostruire quel rapporto indissolubile che esite tra la vita quotidiana e il mondo dell’aldilà. Questa fascinazione accresce quando l’opportunità si presenta e il contesto archeologico appartiene ad un luogo, la Mesopotamia, e a un tempo, l’epoca di Hammurabi di Babilonia, lontano ma a noi assai vicino. Ecco quindi che, alla fine della quinta stagione di ricerche archeologiche a Tell Muhammad (Baghdad, Iraq), supportate dal ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) in collaborazione con il State Board of Antiquities and Heritage (SBAH) dell’Iraq, il gruppo di ricerca dell’università di Catania diretto dal prof. Nicola Laneri ha consolidato la propria conoscenza sulla vita degli abitanti di questo importante centro che si trovava lungo la vallata del fiume Tigri al confine tra il mondo di Babilonia e quello di Eshnunna, l’altra grande capitale dell’epoca e posizionata, a circa 40 km da Tell Muhammad, lungo la via commerciale che collegava la Mesopotamia all’Iran attraverso la vallata del fiume Diyala.

Il crogiolo di fusione scoperto nel sito di Tell Muhammad in Iraq dalla missione dell’univesrità di Catania (foto unict)
“Le intense attività di scavo durate due mesi – continua Laneri – hanno messo in luce ampi quartieri produttivi che si trovano all’interno di edifici posti lungo la cinta muraria e la porta d’ingresso e che, in un caso, mostrano la presenza di una sorta di fucina con una serie di forni e fornelli in terracotta oltre alla possibile presenza di una canna fumaria. All’interno di questo ampio settore, la produzione di cibo si mescolava a quella di metalli, come evidenziato dalla scoperta di un crogiolo di terracotta quasi intatto al cui interno si trovavano ancora i resti della fusione dei metalli e che è tra i pochi esemplari trovati in contesti archeologici della Mesopotamia. Questa scoperta si aggiunge al quartiere con due ampie fornaci per la produzione del vasellame in ceramica scavato negli anni precedenti e che permette una ricostruzione sempre più chiara sulle attività lavorative che segnavano la quotidianità degli antichi abitanti di Tell Muhammad. Ma l’aspetto straordinario di questa stagione è stata la costante presenza di tombe di infanti, adolescenti, ma anche di alcuni individui adulti posti al di sotto dei pavimenti di questi edifici. I morti continuavano quindi a seguire la vita dei vivi attraverso una contiguità tra spazi produttivi e quelli dedicati al mondo degli inferi.

Scheletro in posizione fetale dal sito di Tell Muhammad in Iraq dove opera la missione dell’univesrità di Catania (foto unict)
“Le modalità di deposizione dei defunti differivano – spiega Laneri -e osserviamo, ad esempio, la presenza di un infante avvolto in una stuoia sigillata con bitume e frammenti di una giara di ceramica, oppure di alcuni adulti deposti in posizione fetale, ovvero di un individuo con le gambe allargate e le mani sul pube accompagnato da due alti bicchieri in ceramica che rappresentavano il corredo funerario. Quest’ultimo defunto si trovava deposto in una tomba con volta in mattoni crudi all’interno di una stanza dedicata al culto dei defunti che prevedeva libagioni fatte davanti ad un altare in mattoni. I testi mesopotamici ci ricordano che la rimembranza dei defunti (denominata kispum in Accadico) avveniva esattamente come evidenziato dal contesto archeologico appena descritto. A Tell Muhammad, il connubio tra vita e morte doveva essere un trait d’union costante non solo grazie alla presenza di tombe all’interno degli edifici o di altari dedicati al culto dei defunti, ma grazie all’iconografia riconoscibile nei numerosi sigilli cilindrici (oggetti che segnano la dimensione pubblica degli abitanti) trovati in questi anni e che presenta una quasi costante presenza di almeno uno scorpione che era simbolo della divinità mesopotamica degli inferi Išḫara.

Un momento della visita dell’ambasciatore italiano a Baghdad, Niccolò Fontana, sul sito di Tell Muhammad in Iraq (foto unict)
“I due intensi mesi di attività, che si sono conclusi con la visita dell’Ambasciatore in Iraq Niccoló Fontana e della sua consorte Tania Morrocchi, hanno quindi permesso di comprendere meglio la quotidianità dell’antica Mesopotamia che diverrà centrale nella futura narrazione prevista con il parco archeologico di Tell Muhammad e Tell Harmal che, grazie al progetto ArtourBagh finanziato dal MAECI attraverso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS) e che vede la collaborazione tra l’università di Bologna e di Catania, proporrà al centro di Baghdad la possibilità degli eventi che hanno segnato l’epoca del sovrano Hammurabi di Babilonia e della conflittualità con l’altro grande centro dell’epoca, Eshnunna, dove un team di giovani ricercatori dell’università di Catania, del CNR e dello SBAH sta completando una attenta analisi territoriale.

Gruppo di ricercatori e studiosi della missione dell’università di Catania a Tell Muhammad in Iraq (foto unict)
“Alla fine questa lunga avventura – conclude Laneri – ci auguriamo che tutte le preziose informazioni raccolte da giovani e preziosi studiosi (Antonino Mazzaglia, Chiara Pappalardo), dottorandi (Rachele Mammana, Alice Mendola, Aurora Borgesi), allievi della Scuola di Specializzazione (Emanuela Scalisi e Dario Macauda) e studenti (Vittorio Azzaro e Giulia La Causa) dell’università di Catania, del CNR e dell’università di Roma La Sapienza, nel corso di questi anni di ricerche potranno permettere di ricostruire e condividere a Baghdad la storia della Mesopotamia all’epoca di Hammurabi di Babilonia grazie alla missione archeologica dell’università di Catania”.
dicembre 28, 2025- in Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

Copertina del libro “Cartagine. Scavi italiani 1973-1977” di Lucilla Anselmo Balducci, Clementina Panella, Carlo Pavolini
È uscito per i tipi de L’Erma di Bretschneider il libro “Cartagine. Scavi italiani 1973-1977” di Lucilla Anselmo Balducci, Clementina Panella, Carlo Pavolini. La missione italiana a Cartagine, diretta da Antonino di Vita, operò tra il 1973 e il 1977 nell’ambito del progetto UNESCO per la salvaguardia dell’antica metropoli. Questo volume raccoglie i risultati degli scavi archeologici condotti nel sito, diretti da Andrea Carandini, volti a verificare i limiti della città romana, i rapporti tra centuriazione rurale e impianto urbano, tra pianificazione urbanistica e sua realizzazione, e tra città e necropoli. Le stratigrafie e i reperti delle tre aree oggetto di indagine, situate in uno dei settori meno noti di Cartagine, ma decisivi nel fornire risposte agli interrogativi posti dal lavoro sul campo, sono illustrati in dettaglio insieme a un’ampia selezione di grafici, disegni, foto. Strade, insulae, monumenti (le mura difensive di Teodosio II e la porta della città), necropoli (puniche, romane, vandaliche) compaiono all’interno di una narrazione in cui la rinascita (la colonia augustea del 29 a.C.) e la fine della città (la presa da parte degli Arabi e la distruzione del 698 d.C.) si riflettono puntualmente nella documentazione archeologica.
dicembre 27, 2025- in Preistoria, Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

Nel cuore delle Grotte di Pertosa-Auletta (Sa), dove l’acqua scolpisce da millenni la roccia e il silenzio conserva storie antichissime, gli archeologi hanno appena riportato alla luce nuove testimonianze straordinarie. Piccole lucerne, monete consumate dal tempo, frammenti di vita legati a riti e gesti antichi ci accompagnano in un viaggio che abbraccia oltre cinque secoli, dall’età ellenistica alla prima età romano-imperiale. Oggetti minuscoli, eppure capaci di illuminare un mondo perduto: quello di chi, duemila anni fa, scendeva in questi ambienti suggestivi forse per pregare, ringraziare o cercare protezione. E mentre emergono nuove palificazioni protostoriche, la grotta conferma una verità affascinante: qui possiamo leggere 8000 anni di storia del rapporto tra l’uomo e l’oscurità feconda dell’ipogeo. Un luogo che continua a sorprendere, ricordandoci che sotto i nostri piedi si nasconde ancora un capitolo meraviglioso della nostra avventura umana.
dicembre 27, 2025- in Mostre, musei, Preistoria, Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

Rilievi dell’insediamento sommerso della prima età del Ferro del Gran Carro di Bolsena (foto sabap-etr-mer)
Si è concluso l’intervento di restauro e valorizzazione dell’insediamento sommerso della prima età del Ferro del Gran Carro di Bolsena, realizzato grazie ai finanziamenti del ministero della Cultura e del Ministero del Turismo nell’ambito del PNRR – Caput Mundi. L’obiettivo raggiunto è la creazione di un vero e proprio parco archeologico attrezzato, concepito per accogliere sia il pubblico subacqueo sia i visitatori da terra, grazie anche a un nuovo polo ricettivo dotato di postazioni per la visione 3D del fondale in corrispondenza della palafitta e del tumulo sacro dell’Aiola.

Lo specchio d’acqua del lago di Bolsena dove si trova l’insediamento sommerso della prima età del Ferro del Gran Carro di Bolsena (foto sabap-etr-mer)
Il sito, in ottimo stato di conservazione e accessibilità, si trova a una profondità compresa tra i 2 e i 4 metri e a brevissima distanza dalla riva, condizione questa che consente un’esperienza di visita unica anche a chi non pratica attività subacquee. Si tratta di un unicum archeologico e un modello di valorizzazione sostenibile del patrimonio sommerso.

I sub visitano l’insediamento sommerso della prima età del Ferro del Gran Carro di Bolsena (foto sabap-etr-mer)
I lavori hanno interessato due ambiti: l’area di cantiere continuo dedicata alle attività di scavo subacqueo della Soprintendenza e l’area destinata alla fruizione del pubblico. Tra gli interventi realizzati figurano la messa in sicurezza e il restauro dei reperti lignei e ceramici visibili nel sito; un percorso subacqueo accessibile anche ai non vedenti; un percorso in snorkeling osservabile anche da imbarcazioni a fondo trasparente; l’illuminazione del complesso per le aperture notturne; un plastico in resina dell’intero sito; un rilievo fotogrammetrico completo per la restituzione 3D e un tour virtuale, accessibile da qualsiasi dispositivo digitale, che connette il pubblico con l’esposizione a terra e con il museo Territoriale del Lago di Bolsena.
dicembre 24, 2025- in Mostre, musei, Roma e Italia, Scoperte archeologiche, Vicino Oriente
- Lascia un commento

L’esterno della casa di Gesù a Nazareth (foto castellani)

L’archeologo Ken Dark
“Trovata la casa natale di Gesù”: a dare la notizia dell’eccezionale scoperta a Nazareth era stato l’archeologo inglese Ken Dark (university of Reading) nel 2015 che dal 2006 stava scavando sotto la chiesa delle Suore di Nazareth portando alla luce un edificio dalle pareti di pietra, risalente al I secolo. Dark si era concentrato su quell’area perché tutte le persone vissute nei secoli successivi alla morte di Gesù hanno identificato proprio quel luogo come la casa natale del Messia, e per le informazioni fornite dal De loci santis, il diario di viaggio in Terrasanta del vescovo Arculfo scritto nel 698 dal monaco irlandese Adamnano, secondo cui la casa di Gesù sarebbe stata localizzata tra due tombe e sotto una chiesa. Da questa ricerca e da queste fonti ha preso spunto il film “Rivisitare Nazareth” del regista veneziano Alberto Castellani (Italia 2017, 50’) (vedi “Trovata la casa natale di Gesù”: a parlare dell’eccezionale scoperta alla XXVIII rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto non sarà lo scopritore, l’archeologo inglese Ken Dark, che ha dato forfait, ma il film di Castellani, presentato in anteprima, “Rivisitare Nazareth. Archeologia e tradizione nel villaggio abitato da Gesù” | archeologiavocidalpassato). Il film “Rivisitare Nazareth: Archeologia e Tradizione nel villaggio abitato da Gesù” di Alberto Castellani è in programmazione su Rai Storia (canale 54) la Notte di Natale: mercoledì 24 dicembre 2025, alle 21.

L’interno della casa di Gesù a Nazareth dopo lo scavo dell’archeologo Ken Dark (foto castellani)

Il regista veneziano Alberto Castellani durante le riprese in Vicino Oriente
Il film. A due passi dalla Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, sosta, attorno all’anno 681, un pellegrino di nome Arculfo. Gli viene raccomandato di visitare la casa dove Gesù trascorse, assieme a Maria e Giuseppe, infanzia e giovinezza. Anni dopo Arculfo avrà modo di redigere un testo che rappresenta la cronaca di quella esperienza. Quell’antico scritto è la fonte da cui il film intende partire. Ci conduce lontano, molto lontano da Nazareth. Ci fa scoprire il fascino di un remoto lembo di terra battuta dal vento e dall’oceano, ci fa toccare con mano documenti nascosti in antiche biblioteche. Ma rappresenta soprattutto l’avvio di una storia affascinante: una rivisitazione della cittadina di Nazareth alla luce delle più recenti indagini storiche ed archeologiche. Una indagine che prevede riscontri ma anche interrogativi. Molti dei quali destinati ancora a non trovare soluzione.
dicembre 24, 2025- in Mostre, musei, Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

Veduta zenitale del mosaico “tappeto fiorito” ri-scoperto dopo sessant’anni nel giardino dell’ex caserma dei carabinieri futuro campus ad Aquileia (foto calosi / fondazione aquileia)
Quel mosaico con tessere di molteplici colori a creare una originalissima composizione di fiori, tanto da guadagnarsi subito l’appellativo di “tappeto fiorito”, era stato scoperto tra il 1962 e il 1963 dalle indagini svolte dalla Soprintendenza e dirette da Luisa Bertacchi, in occasione della costruzione della caserma dei carabinieri all’incrocio tra via Leicht e via Gemina: ritrovamento eccezionale che costrinse ad arretrare l’edificio rispetto al progetto originario. Sei decenni dopo, proprio nel corso dei lavori di ristrutturazione di quella che oggi è l’ex caserma, acquista da Fondazione Aquileia, la “riscoperta” di eccezionale importanza per Aquileia, a due passi dal foro.
Nel giardino dell’ex caserma dei carabinieri in via Leicht è riapparso infatti il mosaico del “tappeto fiorito”, una delle espressioni più raffinate dell’arte musiva di Aquileia, nel corso dei lavori preliminari per la ristrutturazione dell’edificio, che diventerà un campus-foresteria con 24 posti letto destinati a studenti, docenti e studiosi impegnati negli scavi e nelle ricerche nel sito di Aquileia. Il grande mosaico, di ben 76 metri quadrati di estensione (m 10,10 x 7,60) è caratterizzato da un riquadro centrale con una pregevole e originalissima composizione di fiori con tessere di molteplici colori (da cui il nome di “tappeto fiorito” assegnatole da Luisa Bertacchi, che a una prima analisi lo aveva datato all’inizio del II secolo d.C.). Dopo le indagini il pavimento fu ricoperto per preservarlo da possibili danni. La riscoperta di questi ultimi giorni ha mostrato come, in effetti, esso si sia perfettamente conservato. Parallelamente al progetto di recupero dell’ex caserma, i cui lavori inizieranno a breve, la Fondazione sta quindi predisponendo anche il progetto di copertura del mosaico, in stretta collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il FVG. I visitatori potranno quindi ammirare molto presto la splendida superficie musiva.

Veduta da drone del mosaico “tappeto fiorito” nel giardino davanti all’ex caserma dei carabinieri ad Aquileia (foto bergomas / fondazione aquileia)
“È stata una straordinaria emozione vedere tornare alla luce questo spettacolare mosaico”, afferma Il presidente della Fondazione Aquileia, Roberto Corciulo. “Il sottosuolo di Aquileia non smette davvero mai di sorprendere, restituendoci continuamente preziosi frammenti della grande città romana. Abbiamo perciò deciso di intraprendere immediatamente la progettazione della copertura, secondo un sistema modulare, flessibile e sostenibile, già concordato con la Soprintendenza, che ringraziamo per la sempre proficua collaborazione, nell’ambito del Piano Strategico approvato dal CdA della Fondazione lo scorso anno. Il cantiere procederà di pari passo con la ristrutturazione dell’ex caserma e la sua trasformazione in campus, un progetto a cui teniamo molto perché ci permetterà di ospitare gli studenti e i docenti delle Università che collaborano con noi sugli scavi nelle aree archeologiche in nostra gestione e svolgono un lavoro di altissimo profilo culturale. Gli spazi dell’ex caserma saranno a disposizione naturalmente anche di studiosi che si occupano di valorizzare la storia, l’arte, l’architettura della nostra città. Il mosaico del tappeto fiorito costituirà senza dubbio un punto di interesse immancabile per i visitatori lungo il percorso che dal foro conduce al porto fluviale”.

Il direttore Cristiano Tiussi e la funzionaria archeologa Serena Di Tonto sullo scavo del mosaico “tappeto fiorito” nel giardino dell’ex caserma dei carabinieri ad Aquileia (foto calosi / fondazione aquileia)
Il direttore della Fondazione Aquileia, Cristiano Tiussi, dichiara: “Il binomio campus-mosaico del tappeto fiorito rappresenterà un valore aggiunto per Aquileia, sia nell’ottica dell’infrastrutturazione del sito archeologico con il recupero di un edificio ormai in disuso sia per la valorizzazione di uno dei mosaici più originali e raffinati dell’antico centro. La rimozione dell’interro, eseguito dagli archeologi Massimo Calosi e Massimo Fumolo sotto la direzione della Soprintendenza, ci ha restituito una superficie musiva in ottime condizioni, sebbene siano passati 62 anni dalla sua scoperta. A noi può sembrare incredibile, ma questo mosaico fu ad un certo punto coperto, e quindi protetto, da un nuovo piano pavimentale, forse un semplice assito ligneo, sorretto dai pilastrini che ancora oggi si vedono poggiare sulle tessere. Ora sarà importante ricongiungere questo straordinario manufatto all’adiacente area archeologica dei fondi Cassis e alla domus “dei putti danzanti” e, per questo motivo, sarà demolito il muretto di recinzione oggi esistente tra l’ex caserma e l’area in corso di scavo da parte dell’università di Trieste. Ciò permetterà di verificare se siamo di fronte ad un’unica, grande residenza, appartenente ad un ricco aquileiese del IV secolo. Nelle indagini fatte in questi giorni per la prima volta abbiamo potuto accertare la quota molto elevata del mosaico del tappeto fiorito, che pare maggiormente compatibile con una sua datazione al IV secolo, come aveva intuito la prof.ssa Federica Fontana, compianta direttrice dello scavo sui fondi Cassis (vedi Archeologia in lutto. È morta a 61 anni, dopo una lunga malattia, l’archeologa Federica Fontana, professoressa associata di Archeologia greca e romana all’università di Trieste: per anni ha curato il celebre scavo della domus dei Putti danzanti ad Aquileia | archeologiavocidalpassato)”.

Dettaglio del mosaico “tappeto fiorito” nel giardino davanti all’ex caserma dei carabinieri ad Aquileia (foto bergomas / fondazione aquileia)
La funzionaria della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il FVG, Serena Di Tonto, aggiunge: “La Soprintendenza condivide la straordinaria emozione di vedere tornare alla luce questo spettacolare mosaico, testimonianza di eccezionale valore storico e artistico. Nonostante il lungo tempo trascorso, il mosaico è riemerso in buone condizioni di conservazione e sarà sottoposto a interventi di restauro e consolidamento da parte della ditta AreCON, sotto la supervisione di Micol Siboni, restauratrice della Soprintendenza. Al momento si è reso necessario ricoprire nuovamente il mosaico per garantirne la migliore salvaguardia durante la stagione invernale, ma non appena le condizioni climatiche più miti lo consentiranno, verranno eseguiti gli interventi programmati e il manufatto sarà valorizzato direttamente nel luogo in cui è stato rinvenuto”.

Veduta zenitale del mosaico “tappeto fiorito” ri-scoperto dopo sessant’anni nel giardino dell’ex caserma dei carabinieri futuro campus ad Aquileia (foto bergomas / fondazione aquileia)
“È doveroso ricordare l’opera di Luisa Bertacchi, allora direttrice del museo Archeologico nazionale, che con le sue indagini condotte negli anni ‘60 portò alla luce il mosaico del “tappeto fiorito” e impose l’arretramento della caserma dei Carabinieri per garantirne la conservazione”, afferma Il funzionario incaricato della SABAP per il FVG, Roberto Micheli. “Fu lei ad avere la lungimirante intuizione di realizzare trincee esplorative nell’adiacente fondo Cassis, dimostrando la presenza di importanti resti archeologici. Questa azione permise di fatto di bloccare una lottizzazione residenziale già pianificata, anche grazie all’intervento di Franco Marinotti, presidente della Snia Viscosa e dell’Associazione Nazionale per Aquileia, che anticipò i fondi necessari all’acquisto dei terreni da parte dello Stato. Se oggi possiamo ammirare questi splendidi manufatti e possiamo restituirli alla comunità di Aquileia, lo dobbiamo alla sua fondamentale azione di tutela”.
dicembre 23, 2025- in Mostre, musei, Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

È un viaggio virtuale alla scoperta di cento anni di ricerche, scavi e scoperte archeologiche di un’intera regione, l’Emilia-Romagna. E per farlo basta un clic. Si accede così alla mostra online “1925-2025. Un secolo di Archeologia in Emilia-Romagna. Cento anni di Soprintendenza a Palazzo Ancarano” presentata ufficialmente giovedì 18 dicembre 2025, a Palazzo Marescalchi, sede Sabap-BO, in via IV Novembre 5 a Bologna. La mostra, con Comitato scientifico composto Sara Campagnari, Monica Miari, Silvia Bernardi e Rossana Gabusi (SABAP MET Bologna) è stata ideata e sviluppata dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna, in collaborazione con soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Modena Reggio Emilia e Ferrara, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Ravenna Forlì-Cesena e Rimini, Complesso monumentale della Pilotta, musei nazionali di Bologna – direzione regionale Musei nazionali Emilia-Romagna, musei nazionali di Ferrara, musei nazionali di Ravenna.

La pagina iniziale della mostra on line “1925-2025. Un secolo di Archeologia in Emilia-Romagna. Cento anni di Soprintendenza a Palazzo Ancarano” (foto artsteps)
Realizzata su piattaforma virtuale da Dario Ferrari, archeologo libero professionista e sviluppatore della mostra su piattaforma ArtSteps, e liberamente fruibile (CLICCA QUI per accedere alle stanze virtuali), la mostra intende celebrare i cento anni di presenza della soprintendenza nella sede bolognese di Palazzo Ancarano in via Belle Arti, nei cui spazi, proprio nel 1925, vennero trasferiti gli uffici dell’allora soprintendenza alle Antichità dell’Emilia e della Romagna ospitati fino a quel momento presso il regio museo Archeologico di Bologna. Il centenario è l’occasione per ripercorrere un viaggio nell’archeologia del territorio e per evidenziare gli esiti più importanti dell’attività della Soprintendenza e degli Istituti che ad essa si sono affiancati nella tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico. Il percorso espositivo -articolato in 5 sezioni e 17 sottosezioni- ripercorre la storia dell’Istituzione e della sua sede, l’evoluzione della metodologia dalle prime grandi scoperte all’archeologia professionale e le più rilevanti mostre e iniziative svolte nel territorio.
dicembre 21, 2025- in Incontri, convegni, conferenze, Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

Nuove storie dal Santuario Ritrovato di San Casciano dei Bagni (Si): è arrivato il momento – che è ormai una tradizione – di raccontare le novità emerse dall’ultima campagna di scavo 2025 al Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Appuntamento domenica 21 dicembre 2025, alle 17, al teatro dei Georgofili Accalorati, per la presentazione delle nuove scoperte, a cui sono invitati con la cittadinanza tutti gli interessati. Interverranno Agnese Carletti, sindaca del Comune di San Casciano dei Bagni; Gabriele Nannetti, soprintendente ABAP per le province di Siena Grosseto e Arezzo; Jacopo Tabolli, direttore scientifico dello scavo, università per Stranieri di Siena; Ada Salvi, funzionaria della soprintendenza ABAP Siena Grosseto Arezzo; Emanuele Mariotti, direttore di scavo.
dicembre 21, 2025- in Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

Copertina del libro “Scrivere a Pontecagnano. Epigrafi e contesti da un centro etrusco-sannitico della Campania” del prof. Carmine Pellegrino (L’Erma di Bretschneider)
È uscito per i tipi de L’Erma di Bretschneider il libro “Scrivere a Pontecagnano. Epigrafi e contesti da un centro etrusco-sannitico della Campania” del prof. Carmine Pellegrino: nomi, dediche, contesti, frammenti di vita quotidiana. Ogni iscrizione è una piccola finestra aperta sul mondo antico. Il libro raccoglie le numerose testimonianze epigrafiche provenienti da Pontecagnano, importante centro etrusco-sannitico della Campania, per il quale tale ricca documentazione ha rappresentato una fonte di primaria importanza per restituire una lettura rinnovata della presenza etrusca nel sud Italia. Il lavoro, partendo da uno studio delle più antiche fasi di insediamento per iniziativa di gruppi di facies villanoviana, ripercorre le varie tappe del processo di urbanizzazione dell’area, fino all’esaurirsi della storia dell’insediamento etrusco-sannitico con la conquista romana dell’Agro Picentino tra la fine del IV sec. e i primi decenni del III. Tali processi possono essere letti anche attraverso le trasformazioni subìte dalle aree sepolcrali che hanno restituito un ricco corpus epigrafico che consta di 188 attestazioni, prevalentemente incise su supporti ceramici, e riconducibili prevalentemente alla lingua e scrittura etrusca, che coprono un arco cronologico che si estende dalla prima metà del VII al pieno II secolo, e che rappresentano una fonte di primaria importanza per la ricostruzione del sistema scrittorio etrusco a Pontecagnano che si qualifica come un centro di frontiera e di grande suggestione.

L’etruscologo Carmine Pellegrino (UniSa)
Carmine Pellegrino è professore in Etruscologia e Archeologia Italica all’università di Salerno. Insegna Etruscologia, Archeologia dell’Italia preromana ed epigrafia etrusca nei corsi di Laurea, alla Scuola Interateneo di Specializzazione in beni archeologici UniSa e UniOr e presso il Dottorato MEM. Insegna anche Etruscologia e Archeologia Italica presso la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Cagliari. Dirige le ricerche sull’abitato antico di Pontecagnano e coordina studi sulle necropoli di Pontecagnano, Sala Consilina e della Valle del Sarno. A Pompei è impegnato nello studio dei materiali arcaici e delle epigrafi provenienti dal santuario di Fondo Iozzino. È membro ordinario dell’Istituto di Nazionale Studi Etruschi e Italici. La sua produzione scientifica include circa 100 pubblicazioni focalizzate sulle fasi etrusche e italiche della Campania.
dicembre 18, 2025- in Incontri, convegni, conferenze, Mostre, musei, Roma e Italia, Scoperte archeologiche
- Lascia un commento

Nell’ambito dell’insegnamento di Metodologia della ricerca archeologica tenuto dal prof. Massimo Vidale (dipartimento dei Beni culturali, università di Padova) venerdì 19 dicembre 2025, dalle 16.30 alle 18.30, nell’aula B di Palazzo Maldura a Padova, Massimo Vidale e Guido Furlan, dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, e Italo Bettinardi, libero professionista, terranno un seminario sul tema “Una missione archeologica in Afghanistan: racconto di un’esperienza e prospettive di ricerca”. Sono invitati a partecipare tutti gli interessati.
« Articoli precedentiSe volete contattarmi o inviare news:
[email protected] Ricerca per:Categorie
Categorie Seleziona una categoria Africa conferenze convegni Egitto Grecia e Mediterraneo Incontri Incontri, convegni, conferenze Mostre Mostre, musei musei Oriente precolombiana Preistoria Roma e Italia Scoperte archeologiche Uncategorized Vicino OrienteArchivi
Archivi Seleziona mese dicembre 2025 novembre 2025 ottobre 2025 settembre 2025 agosto 2025 luglio 2025 giugno 2025 Maggio 2025 aprile 2025 marzo 2025 febbraio 2025 gennaio 2025 dicembre 2024 novembre 2024 ottobre 2024 settembre 2024 agosto 2024 luglio 2024 giugno 2024 Maggio 2024 aprile 2024 marzo 2024 febbraio 2024 gennaio 2024 dicembre 2023 novembre 2023 ottobre 2023 settembre 2023 agosto 2023 luglio 2023 giugno 2023 Maggio 2023 aprile 2023 marzo 2023 febbraio 2023 gennaio 2023 dicembre 2022 novembre 2022 ottobre 2022 settembre 2022 agosto 2022 luglio 2022 giugno 2022 Maggio 2022 aprile 2022 marzo 2022 febbraio 2022 gennaio 2022 dicembre 2021 novembre 2021 ottobre 2021 settembre 2021 agosto 2021 luglio 2021 giugno 2021 Maggio 2021 aprile 2021 marzo 2021 febbraio 2021 gennaio 2021 dicembre 2020 novembre 2020 ottobre 2020 settembre 2020 agosto 2020 luglio 2020 giugno 2020 Maggio 2020 aprile 2020 marzo 2020 febbraio 2020 gennaio 2020 dicembre 2019 novembre 2019 ottobre 2019 settembre 2019 agosto 2019 luglio 2019 giugno 2019 Maggio 2019 aprile 2019 marzo 2019 febbraio 2019 gennaio 2019 dicembre 2018 novembre 2018 ottobre 2018 settembre 2018 agosto 2018 luglio 2018 giugno 2018 Maggio 2018 aprile 2018 marzo 2018 febbraio 2018 gennaio 2018 dicembre 2017 novembre 2017 ottobre 2017 settembre 2017 agosto 2017 luglio 2017 giugno 2017 Maggio 2017 aprile 2017 marzo 2017 febbraio 2017 gennaio 2017 dicembre 2016 novembre 2016 ottobre 2016 settembre 2016 agosto 2016 luglio 2016 giugno 2016 Maggio 2016 aprile 2016 marzo 2016 febbraio 2016 gennaio 2016 dicembre 2015 novembre 2015 ottobre 2015 settembre 2015 agosto 2015 luglio 2015 giugno 2015 Maggio 2015 aprile 2015 marzo 2015 febbraio 2015 gennaio 2015 dicembre 2014 novembre 2014 ottobre 2014 settembre 2014 agosto 2014 luglio 2014 giugno 2014 Maggio 2014 aprile 2014 marzo 2014 febbraio 2014 gennaio 2014 dicembre 2013 novembre 2013 ottobre 2013Articoli recenti
- Napoli. Aperture straordinarie del museo Archeologico nazionale il 30 dicembre e il 1° gennaio. Il direttore Francesco Sirano: “Vogliamo un Museo sempre più vivo e permeabile con l’esterno” dicembre 29, 2025
- Taranto. Al museo Archeologico nazionale prorogata la mostra “Lex Municipii: progettare la città. Dalla Lex municipii alla Taranto di oggi” che espone la tavola bronzea originale della Lex Municipii Tarentini (il più antico statuto municipale ad oggi noto), rinvenuta a Taranto nel 1894 e conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli dicembre 29, 2025
- Un libro al giorno. “Storia d’amore e d’archeologia” di Marinella Fiume sulla relazione in Sicilia tra l’archeologo rumeno Dinu Adamesteanu, profugo dalla Romania di Ceausescu, e la neuropsichiatra infantile inglese Daphne Phelps dicembre 29, 2025
- Firenze. Giulia Basilissi, restauratrice al MAF, illustra ad “archeologiavocidalpassato.com” l’intervento di manutenzione sulla Chimera di Arezzo insieme ad alcune curiosità emerse durante l’operazione in laboratorio, prima del nuovo allestimento al museo Archeologico nazionale dicembre 29, 2025
- Iraq. La campagna di scavo 2025 dell’università di Catania a Tell Muhammad (periferia di Baghdad) fa luce su nuovi aspetti della vita quotidiana in Mesopotamia all’epoca di Hammurabi: scoperti un quartiere produttivo, una fucina dotata di forni di diverse dimensioni, un crogiolo in terracotta, sepolture al di sotto dei pavimenti (rituale del kispum) dicembre 28, 2025
Meta
- Crea account
- Accedi
- Flusso di pubblicazione
- Feed dei commenti
- WordPress.com
Commenti recenti
| italinabacciga su Napoli. Aperture straordinarie… | |
| Napoli. Aperture str… su Napoli. Al museo Archeologico… | |
| Firenze. Giulia Basi… su Firenze. Al museo Archeologico… | |
| Notte di Natale. Su… su “Trovata la casa natale di Ges… | |
| Aquileia (Ud). Dopo… su Archeologia in lutto. È morta… |
CHI SIAMO
Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
archeologiavocidalpassato
Blog su WordPress.com.
archeologiavocidalpassato Blog su WordPress.com.- Abbonati Abbonato
-
archeologiavocidalpassato Unisciti ad altri 481 abbonati Registrami - Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
-
-
-
archeologiavocidalpassato - Abbonati Abbonato
- Registrati
- Accedi
- Segnala questo contenuto
- Visualizza sito nel Reader
- Gestisci gli abbonamenti
- Riduci la barra
-
Tag » Archeologia Ultime Novità
-
Le 10 Più Interessanti Scoperte Archeologiche Del 2021
-
News | - Archeologia Viva
-
Scoperte Archeologiche
-
Archeologia - Argomenti - La Stampa
-
Novità Libri Di Archeologia - Libreria Universitaria
-
Notizie Dal Sottosuolo: News Dal Mondo Dell'archeologia
-
Archeologia - Argomenti - La Repubblica
-
ARCHEOLOGIA: News E Notizie - Tgcom24
-
Archeologia - Il Giornale Dell'Arte
-
Scoperte E Scavi Archivi - Archeologia Online - Archeomedia
-
Archeologia E Misteri Archivi
-
Le Più Importanti Scoperte Archeologiche Del 2021, Secondo ...
-
Archeologia - Ricerca - Le Scienze
-
Scavi E Nuove Scoperte. Tutte Le News Dall'archeologia - Artribune