Vitamina D Bassa: Cause, Sintomi E Rimedi Per La Carenza

La carenza di vitamina D è ormai molto comune nel mondo occidentale e si può riflettere in alcune problematiche tra cui osteoporosi e patologie autoimmuni.

  • Cause della carenza di vitamina D
  • Sintomi da carenza di vitamina D
  • Rischi da carenza prolungata
  • Prevenzione della carenza di vitamina D
  • Integrazione corretta

La vitamina D è una vitamina liposolubile estremamente importante per il nostro benessere, le cui proprietà le abbiamo già approfondite nell’articolo dedicato alle funzioni della vitamina D.

Copertina dell'articolo - carenza di Vitamina D

Da sempre si conosce il ruolo di questa vitamina nel mantenimento dell’omeostasi del calcio e del fosforo. Infatti, la vitamina D è in grado di stimolare l’assorbimento intestinale di questi nutrienti essenziali, che assumiamo attraverso l’alimentazione, e di provvedere al riassorbimento renale del calcio.

È da molto tempo, quindi, che si sottolinea l’importanza di questa vitamina per la salute dell’osso, ma le ricerche più recenti hanno evidenziato la sua importanza anche per altre numerose condizioni. Nei prossimi paragrafi approfondiremo cosa comporta una carenza di vitamina D.

Cause della carenza di Vitamina D

Per capire quali siano le principali cause della carenza di vitamina D ci prendiamo qualche riga per spiegarvi come viene prodotta la vitamina D dal nostro corpo. I raggi ultravioletti di tipo B (con lunghezza d’onda compresa tra 290 e 315 nm) sono in grado di stimolare la trasformazione del 7-deidrocolesterolo in vitamina D3.

Questa trasformazione avviene a livello della pelle e successivamente la vitamina D3 viene trasportata prima nel fegato e successivamente nei reni per essere sottoposta a due reazioni di idrossilazione (una reazione che catalizza l’aggiunta di un gruppo ossidrile -OH) che trasformano il precursore nella vitamina attiva: 1-25(OH)2D3.

La causa principale della carenza di vitamina D è, quindi, l’insufficiente esposizione solare. Differentemente dal passato sono molto ridotte oggi le attività che l’uomo moderno svolge all’aria aperta (ad eccezione di quando in vacanza, per solo 1 o 2 settimane l’anno, ci sdraiamo sul lettino a prendere il sole) e di conseguenza la produzione endogena di questo metabolita non è sufficiente.

Inoltre è necessario sottolineare che la maggior parte delle protezioni solari oggi in commercio non permettono la trasformazione indotta dai raggi UV-B: utilizzare molte creme solari o coprirsi eccessivamente quando si è all’aperto è un altro modo per inibire la produzione endogena di vitamina D.

Gli anziani, tuttavia, anche qualora si esponessero sufficientemente alla luce solare, dovrebbero tenere sotto controllo i propri livelli di vitamina D poiché la sintesi della vitamina D, sia a livello della cute, sia a livello renale si riduce con l’avanzare dell’età.

Un’altra causa importante di carenza di vitamina D sono le patologie epatiche e renali. Come abbiamo visto l’ormone per essere attivato deve subire due trasformazione a livello epatico e renale e pertanto patologie a carico del fegato o dei reni possono inibire tale trasformazione.

Anche quando la produzione endogena è favorita è sempre bene riuscire a integrare un po’ di questa vitamina con la dieta. Diete troppo restrittive e povere di grassi animali non permettono di assumere la vitamina d con l’alimentazione.

Quest’ormone/vitamina, infatti, essendo liposolubile è in grado di accumularsi nel corpo e in particolare a livello del grasso (sia nell’uomo, sia nell’animale): un’alimentazione contenente alcuni grassi animali come l’olio di fegato di merluzzo, pesci grassi (come alici, sarde, aringhe o sgombri) o il tuorlo d’uovo favorisce l’assunzione di vitamina D.

Tuttavia, se la vitamina D può essere assunta attraverso l’alimentazione, la carenza può essere imputata ad alcune patologie che ne pregiudicano l’assorbimento: bypass gastrici, il morbo celiaco o il morbo di Crohn possono essere responsabili della carenza di vitamina D.

Infine dobbiamo sottolineare che alcuni farmaci compromettono il metabolismo della vitamina D e pertanto la loro assunzione può portare a stati carenziali di questa importante vitamina. Tra questi farmaci possiamo citare i farmaci antiepilettici e gli anticonvulsivanti, alcuni farmaci antirigetto, i glucocorticoidi e alcuni farmaci antivirali e antifungini.

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Sintomi della carenza di Vitamina D

Negli ultimi anni si sono susseguite numerose ricerche sulla vitamina D che hanno dimostrato come i sintomi da carenza di vitamina D siano molto numerosi e, soprattutto nella popolazione anziana, questa carenza sia associata a un aumentata mortalità.

✓ Tessuto osseo

Come abbiamo già anticipato una delle principali condizioni connesse all’ipovitaminosi D sono le problematiche ossee e in particolare osteomalacia, rachitismo e osteoporosi.

  • Il rachitismo, in particolare, è una malattia tipica del bambino caratterizzata da un difetto della mineralizzazione ossea e quindi nella generazione di nuovo tessuto osseo. Questa condizione, se protratta nel tempo, può dar luogo a fratture ossee e deformità;
  • L’osteomalacia è anch’essa un difetto nella mineralizzazione dell’osso, nonostante il volume della matrice ossea risulti normale ed è una patologia tipica dell’adulto che si riflette in fragilità ossea;
  • L’osteoporosi, invece, è anch’essa una patologia tipica dell’adulto e dell’anziano e, al contrario dell’osteomalacia, si caratterizza da una diminuzione della massa ossea. Le ossa appaiono così più porose, meno compatte e più fragili. L’osteoporosi si associa spesso a fratture del polso, dell’anca o del femore ed è una patologia che colpisce prevalentemente, ma ci teniamo a sottolineare non esclusivamente, il sesso femminile.

✓ Tessuto muscolare

La vitamina D influenza anche il metabolismo muscolare, aumentando l’uptake cellulare di calcio. La carenza di vitamina D è collegata a una maggiore debolezza muscolare, altra condizione tipica dell’anziano.

✓ Salute cardiovascolare

La carenza di vitamina D è associata a un maggior rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, aneurisma aortico o ipotensione ortostatica. La vitamina D, infatti, è in grado di ridurre l’infiammazione associata all’aterosclerosi e allo stesso tempo di contribuire alla regolazione della pressione arteriosa grazie alla diminuzione dell’attività del sistema renina-angiotensina-aldosterone.

Secondo diversi studi la carenza di vitamina D è pertanto associata all’aumento di diverse patologie come l’ipertensione, la sindrome metabolica, l’infarto, la fibrillazione atriale.

✓ Sistema respiratorio

La carenza di vitamina D si associa anche a un maggior rischio di asma, fibrosi cistica, apnea notturna ostruttiva e bronchiolite (infiammazione acuta dei bronchioli).

✓ Sistema gastro-intestinale

La carenza di vitamina D a livello gastro-intestinale si esplica con una maggiore suscettibilità a contrarre le seguenti patologie: malattie infiammatorie intestinali (è da tempo, per esempio, che si conosce il ruolo della vitamina D nel morbo di Crohn), epatiti croniche, pancreatiti e cirrosi epatiche.

✓ Sistema neurologico

La carenza di vitamina D associata con una maggiore probabilità di depressione e la sua supplementazione potrebbe ridurre il rischio di schizofrenia.

✓ Sistema immunitario

Il legame tra la vitamina D e il sistema immunitario è conosciuto da alcuni decenni quando esperimenti svolti sui topi avevano confermato una maggior resistenza alle infezioni in seguito alla supplementazione con vitamina D. Studi successivi hanno dimostrato il ruolo della vitamina D nell’immunità innata e nella risposta anticorpale specifica.

Leggi anche: L’importanza della vitamina D nelle malattie autoimmuni

✓ Altri sintomi da carenza di vitamina D

La carenza di vitamina D è associata inoltre a un aumentato rischio di cancro (in particolare tumore al seno, al colon-retto, alle ovaie, alla prostata e ai polmoni), a un maggio rischio di sviluppare diabete mellito, insufficienza renale cronica e nefropatie diabetiche, a un maggior rischio di infertilità sia maschile e sia femminile e a malattie della pelle come psoriasi, eczema e lupus eritrematoso sistemico (LES).

Carenza di Vitamina D: i rischi e le conseguenze

Per valutare il proprio livello di vitamina D è sufficiente un esame del sangue: livelli adeguati sono quelli maggiori a 30 ng/ml. Tale esame viene normalmente prescritto dal medico curante laddove siano presenti fattori di rischio per una condizione di ipovitaminosi D, come l’età, altre patologie concomitanti o l’assunzione di alcune tipologie di farmaci.

Tutti gli studi più recenti, tuttavia, ci sottolineano come la maggior parte della popolazione italiana (80%) sia carente di questa vitamina, come sottolineato recentemente dalla Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (SIOMMMS).

Conseguenze della carenza di vitamina D a lungo termine sono: maggiori fratture ossee, debolezza muscolare e fragilità ossea, maggiore suscettibilità alle infezioni e, in linea generale, una maggiore mortalità.

Negli ultimi anni, infine, le ricerche hanno dimostrato come la carenza di vitamina D si correli all’insorgenza e al peggioramento di malattie autoimmuni. Alcuni studi, in particolare, hanno dimostrato come, a livello sperimentale, la supplementazione di vitamina D potesse migliorare i sintomi o diminuire l’incidenza di malattie autoimmuni quali l’encefalomielite, l’artrite reumatoide, il lupus eritrematoso sistemico (LES), la sclerosi multipla, il diabete mellito di tipo 1 e le malattie infiammatorie intestinali.

Inoltre la carenza di vitamina D è correlata alle malattie autoimmuni tiroidee: il morbo di Graves e la tiroidite di Hashimoto. Una metanalisi del 2015 ha infatti evidenziato che tutte le persone con queste patologie presentavano un livello di vitamina D molto basso, suggerendo che la carenza di vitamina D possa avere un ruolo nell’insorgenza e nel peggioramento di queste patologie.

Come prevenire la carenza di vitamina D

Prevenire la carenza di vitamina D non è un affare semplice: innanzitutto bisogna affidarsi a un esperto e mantenersi controllati! Come abbiamo visto i rimedi per la carenza di vitamina D sono l’alimentazione e il sole.

Pertanto è possibile aumentare i nostri livelli di vitamina D esponendoci al sole in maniera regolare e svolgendo diverse attività all’aperto. Anche in questo caso è importante avere delle particolari attenzioni: la protezione solare, infatti, non permette la trasformazione da parte dei raggi UV-B.

Il consiglio è dunque quello di esporsi al sole tutti i giorni per 15-30 minuti senza alcuna protezione, avendo cura di non scottarsi (per evitare di favorire l’insorgenza di altre patologie). È possibile a tal proposito iniziare con 10-15 minuti al giorno e aumentare gradualmente il tempo di esposizione al sole senza protezioni. Alternativamente è possibile ricercare alcune creme solari di ultima generazione formulate appositamente per non inibire la produzione di vitamina D.

Al tempo stesso può essere utile inserire una o più fonti di vitamina D nella propria alimentazione e consumare un maggior quantitativo di pesci grassi (contenenti anche omega 3), avendo però cura di scegliere pesci piccoli e pescati o di uova biologiche. In commercio, inoltre, esistono dei prodotti che vengono appositamente supplementati con questa vitamina e che possono essere inseriti nella propria alimentazione.

Un altro modo di aumentare i livelli di vitamina D è quello di utilizzare degli integratori alimentari o dei farmaci appositi, nelle modalità che vi descriveremo nel prossimo paragrafo.

Discorso a parte invece per la popolazione anziana che come abbiamo visto è più a rischio di sviluppare una carenza di vitamina D e, conseguentemente, patologie associate a questa carenza come l’osteoporosi. In questo caso potrebbe essere consigliabile la supplementazione con colecalciferolo anche in assenza del dosaggio ematico, seguendo le indicazioni esposte nelle linee guida della SIDEMAST (società italiana di dermatologia medica, chirurgia estetica e delle malattie sessualmente trasmesse) del 2015.

La supplementazione di vitamina D sotto forma di colecalciferolo, come si legge in questo documento “è del tutto sicura perchè solo la quantità necessaria all’organismo verrà idrossilata e quindi trasformata nell’ormone attivo”. Sembra infatti che in questo caso l’unica condizione in cui bisogna essere prudenti con la supplementazione di vitamina D è la sarcoidosi per il rischio di ipercalcemia.

Negli anziani eventuali altre carenze alimentari possono essere valutate attraverso esami del sangue o visite mediche e nutrizionali, in modo da poter consigliare altre supplementazioni, da abbinare alla vitamina D (in caso di carenza o di ridotto apporto alimentare può essere utile un integratore di calcio).

Scarica la tabella: Alimenti ricchi di vitamina D ↓

Integrazione corretta di Vitamina D

In assenza dei fattori di rischio il fabbisogno giornaliero di vitamina D è di 400 UI o maggiore qualora siano presenti fattori di rischio. In caso di vitamina D bassa nel sangue o di mancata assunzione di vitamina D tramite l’alimentazione è possibile supplementarla utilizzando diversi integratori alimentari presenti sul mercato, in softgel o in gocce.

L’integratore di vitamina D è utile assumerlo in concomitanza di un pasto contenente una fonte di grassi, per migliorarne l’assorbimento a livello intestinale. Per valutare l’integrazione con vitamina D è possibile procedere con un dosaggio della vitamina D ematica e quindi rivolgesi al proprio medico di fiducia per valutare se è necessaria una supplementazione e il dosaggio adeguato.

Se vuoi scoprire ancora di più sulla vitamina D, ascolta la puntata del nostro podcast con i preziosi consigli del nutrizionista: ascolta qui Vitamina D, funzioni e integrazioni.

Avete mai dosato i vostri livelli di vitamina D per vedere se siete nell’80% della popolazione italiana che ne è carente? Condividete con noi la vostra esperienza lasciando un commento!

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